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Documento politico 2017

Pronto il Documento politico condiviso con i comitati, le associazioni e tutte realtà che negli anni si sono impegnate per il territorio e che sarà presentato e discusso durante l’Assemblea Pubblica del 6 AGOSTO per la XII Edizione de “La Notte dei Briganti”.


Nel tempo della crisi della democrazia rappresentativa, in diverse zone d’Europa e d’Italia, un fenomeno nuovo si sta manifestando con sempre maggiore forza nei rapporti tra i cittadini e le istituzioni: una vera e propria disintermediazione, che ha come obiettivo quello di portare avanti, e in prima persona, istanze politiche e sociali altrimenti ignorate se non ostacolate dai sistemi di potere tradizionali.

Se da un lato i tradizionali corpi intermedi, come partiti e sindacati, non riescono più a dare voce ai bisogni e alle istanze che provengono dalla società, dall’altro, i cittadini mostrano sempre di più la tendenza a organizzarsi spontaneamente in comitati, associazioni e movimenti autonomi per presentare i propri interessi direttamente ai decisori pubblici, cercando di contribuire in maniera determinante ai processi decisionali.

Questa attitudine all’associazionismo, questa nuova forma di pratica politica, che potremmo anche definire “democrazia dal basso”, coincide in maniera significativa con una serie di eventi a livello globale, quali la crisi economica, il declino degli stati nazionali, le mutazioni della società, la sostanziale metamorfosi degli storici partiti di massa, la disintegrazione delle comunità locali, i cambiamenti repentini dei sistemi di comunicazione di massa. In un contesto come questo i cittadini mostrano un diffuso senso di sfiducia nei confronti dei tradizionali attori politici, quei partiti che oggi da un lato sono appiattiti tutti su posizioni economiche piuttosto simili tra loro, dall’altro sono incapaci di farsi carico delle istanze locali, quando addirittura non sono complici dello stato di devastazione dei territori. Distaccatisi ed egoisticamente isolatisi dal contesto sociale del quale dovrebbero invece essere i rappresentanti, i partiti difficilmente riescono a fare fronte ai repentini mutamenti economici e sociali che caratterizzano il nostro periodo storico e restano ancorati a tradizioni di gestione del potere che risultano alla lunga deleteri per le popolazioni locali. Non è un caso, dunque, che questi tradizionali intermediatori siano visti oggi come un peso e costo insostenibile da parte delle comunità. L’avvallare progetti industriali calati dall’alto che mirano a sfruttare territori periferici come occasione per facili profitti, a discapito delle esigenze occupazionali locali e con in più il rincaro della devastazione ambientale, è un esempio che si può tranquillamente addurre per motivare il graduale distacco fra l’elettore e il partito tradizionale.

Chiaramente la crisi dei partiti si inscrive in un cotesto molto più complicato, caratterizzato dalle mutazioni radicali nel mondo del lavoro, dall’evoluzione e dalla diminuzione del costo di mezzi di trasporto e sistemi di comunicazione, oltre che da una tendenza, tutta attuale e tipica della globalizzazione, di graduale frammentazione della sovranità politica.

L’evoluzione dei sistemi di comunicazione, caratterizzati da maggiori velocità e interattività, ad esempio, è strettamente connesso al nuovo modo di fare politica. Spesso i movimenti e le associazioni locali si avvalgono degli strumenti nuovi che internet è in grado di offrire in maniera facile, come ad esempio i social network. Qui sarebbe necessaria un’analisi profonda, perché l’avvento di internet ha modificato non solo il tessuto dei mass media, ma anche i comportamenti della società.

Se tutti i sistemi politici del Novecento si sono avvalsi prima del cinema, poi di giornali e tv per propagandare il proprio operato politico e influenzare le opinioni dei cittadini, veicolando una serie ben selezionata di notizie, la rivoluzione di internet sta effettivamente mettendo alla prova la comunicazione tradizionale dei partiti politici. Si assiste infatti, da parte dei nuovi operatori della politica, a una messa a punto di strategie di comunicazione che mirano a far giungere un determinato messaggio alla cittadinanza evitando l’attività di mediazione e di manipolazione operata dai mass media tradizionali. L’inarrestabile crisi dei giornali e le mutazioni della televisione fanno di internet il maggior canale d’informazione per i cittadini, questa non è necessariamente una cosa buona, perché se da un lato l’informazione è più agevole e svincolata dalle pastoie del potere politico, dall’altro la notizia può perdere sovente di autorevolezza. Non è un problema da poco, perché l’informazione è alla base dell’azione politica (di propaganda ed editoria ne parlava già Gramsci) ma è inoltre necessaria, come ha spiegato il filosofo Noam Chomsky, al potere per poter mettere in atto le sue strategie di controllo sociale.

Preso atto dunque di una serie di eventi storici che sono alla base dei mutamenti della società e dell’attuale crisi della democrazia, bisogna adesso comprendere quali sono le istanze che principalmente vengono portate avanti dai comitati dei cittadini (che spesso sono, nei fatti, diverse da quelle di cui si occupano attivamente gli attori politici tradizionali). Dalla questione ambientalista, alla lotta alle mafie, dai problemi occupazionali a quelli legati al recupero e alla riqualifica del paesaggio urbano, dal diritto alla salute all’accessibilità ai beni comuni, sono tutti temi fortemente presenti nei dibattiti e nelle proposte politiche dei movimenti e che servono a contrastare la graduale marginalizzazione di interi settori della società. Il modo di operare dei gruppi di cittadini spontaneamente organizzati in merito a questi temi, non si palesa più soltanto nella manifestazione o nella protesta, ma anche e specialmente nella proposta, lucidamente e consapevolmente strutturata e avvalorata da un approccio professionale nei confronti della macchina amministrativa e giuridica. Un tale modo di operare rende le associazioni dei cittadini isole di resistenza al sempre più crescente stato di insofferenza e di rassegnazione che la maggior parte della popolazione prova di fronte ai fenomeni di “cattiva politica” o all’inefficace gestione amministrativa.

La risposta alla crisi politica e sociale dei nostri tempi ovvero, la “democrazia dal basso”, è un processo che mira a far diventare il cittadino attore consapevole e responsabile, capace di comprendere e interagire con gli eventi politici, tanto locali quanto globali, e di conseguenza farsi sostenitore attivo delle istanze e dei bisogni della propria comunità.

Il “Sud in Movimento” è uno degli attori locali che più ha creduto in questo processo di rivalutazione del ruolo politico del cittadino e che continua ancora oggi a lavorare per portare a compimento quelle che sono le istanze più urgenti degli elettori. Parliamo, infatti, di un movimento che può vantare un’attività di oltre dieci anni nella provincia di Taranto, durante i quali ha condotto battaglie per la salvaguardia e la rivalutazione culturale e sociale del territorio grottagliese (da segnalare fra tutte la battaglia contro l’ampliamento della discarica di Grottaglie), ma che è anche perfettamente cosciente di quanto sia importante il ruolo di coordinamento e coesione con tutte le altre realtà associative del territorio. Opponendosi con coerenza e fermezza alle pressioni di quegli attori politici che si sono resi colpevoli della svendita del nostro territorio per assecondare gli interessi dei privati e che, per giunta, con protervia si permettono il lusso di salire sul pulpito per dare lezioni di morale al popolo, il Sud in Movimento si fa promotore di un progetto di rinascita politica e culturale che parta dal basso e che si affranchi dall’intermediazione.

Per far sì che tale progetto possa portare i frutti sperati è fortemente necessario che tutte le associazioni di cittadini che già ora intraprendono in maniera attiva percorsi per la riqualifica, il progresso e la liberazione dei propri territori e delle proprie comunità, facciano rete fra di loro, collaborino a stretto contatto per portare avanti istanze comuni, dato che la forza del popolo risiede nel suo numero e nella sua convinzione nelle idee. L’obiettivo da raggiungere è quello di riuscire ad agire sullo svolgimento dei processi decisionali, e dunque di influire anche sull’attività quotidiana di rappresentanza di interessi particolari operata dalle società di lobbying e di convincere il decisore pubblico che le istanze rappresentate dalle associazioni non siano soltanto legittime, ma altresì utili al perseguimento dell’interesse collettivo.

La democrazia dal basso, proprio in quanto custode della tradizione europea del governo del popolo, non potrà che avere senso proprio nel contrapporsi a tutta una serie di istanze politiche e propagandistiche, che oggi, anche in maniera abbastanza semplificata, definiamo populiste, che sono antitetiche agli interessi dei cittadini, ma che contribuiscono al gioco del potere, il quale trae beneficio dal conflitto fra tra deboli.

Sud in Movimento

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One Reply to “I movimenti dal basso, isole di resistenza – Documento politico dell’Assemblea Pubblica del 6 AGOSTO”

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